BUREAU OF PUBLIC SECRETS


 

 

Sulle lotte del Terzo Mondo



Cosa significa, per gli operai e i contadini, la “liberazione nazionale”?

Le potenze imperialiste parlano dì “diritto dei popoli all’autodeterminazione”, e questa espressione è adottata dai partiti che ambiscono al potere nei paesi coloniali e semi-coloniali. Noi proponiamo di bandire la parola “popolo” dal nostro vocabolario; poiché questo termine mette le classi dominanti sfruttatrici sullo stesso piano delle masse sfruttate, implicando un’uguaglianza di diritto tra di esse.

Chi “auto-determina” chi nei nuovi Stati nazionali “contadini”?

Nei paesi sotto la sfera d’influenza dell’Occidente, l’indipendenza nazionale conferisce il potere alla borghesia indigena che sfrutta il proletariato, e ai proprietari terrieri che sfruttano i contadini; mentre nei paesi del blocco cosiddetto comunista, la burocrazia del capitalismo di Stato sfrutta allo stesso modo sia il proletariato che i contadini. Per gli operai e i contadini, la liberazione nazionale non è altro che un cambio di padroni.

La riforma agraria ha liberato gli sfruttati della terra?

Inutile dire che nei paesi in cui l’imperialismo ha consegnato il potere alla borghesia indigena, come in India, i contadini vivono sull’orlo della fame oppure muoiono di fame sotto il giogo di avidi proprietari terrieri. Nei paesi dove le immense rivolte di contadini hanno portato al potere i partiti comunisti, sono emersi degli Stati burocratico-militari che hanno istituito la riforma agraria a proprio esclusivo vantaggio, in altre parole hanno abolito la proprietà della terra, eliminato la classe dei proprietari terrieri, ridistribuito la terra ai contadini, assicurandosi così il loro sostegno durante la fase iniziale del loro potere; ma una volta instaurato il capitalismo di stato, il supersfruttamento dei contadini ha costituito la base di accumulazione primitiva per l’industrializzazione.

La guerra permanente, uno degli aspetti della crisi permanente dell’attuale società capitalista mondiale.

Viviamo in un’epoca di guerra permanente. Le maggiori potenze si affrontano, sia direttamente, sia attraverso gli stati sotto la loro dipendenza e, come in passato, ognuno scarica sull’altro la responsabilità. Qualunque sia il paese, le vittime sono sempre gli operai e i contadini. “Un popolo che opprime un altro popolo è esso stesso oppresso”. Non abbiamo nessuna patria da difendere, anche se questa patria afferma di essere “comunista”. Per tutti gli sfruttati, la lotta per l’auto-emancipazione significa adempiere al dovere di lottare contro i propri sfruttatori , la guerra non è altro che la forma più estrema di tale sfruttamento. La pace o la guerra promossa dai nostri padroni, che siano essi borghesi, proprietari terrieri, generali o burocrati “comunisti”, non ci riguarda. Non abbiamo alcun interesse per la difesa del “mondo libero” né per la difesa di un “governo operaio e contadino”. Non importa dove viviamo, in qualunque angolo della Terra dobbiamo lottare direttamente contro coloro che ci mandano al macello, rifiutandoci di fabbricare o di impugnare le armi; e questa lotta è parte integrante della nostra lotta per l’auto-emancipazione, al di là di tutti i confini.

NGO VAN
1968

 


Versione italiana di On Third World Struggles di Ngo Van. Traduzione dall’inglese di Van Thuan Nguyen.

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